Salve chef! Sono davvero onorato di poterla intervistare, le va di descriversi in poche righe?
Sono un tipo vucanico, non mi fermo mai, quando raggiungo un obbiettivo qualsiasi esso sia…ne setto subito un altro! Altrimenti mi annoi!
Dopo aver girato cucine importanti, è tornato nella sua terra per guidare In Viaggio – Claudio Melis Ristorante, che cosa rappresenta per lei?
In realta´non sono esattamente tornato nella mia terra che e´la Sardegna… ma nella ia terra di adozione che e´l´Alto Adige. Sono tornato qui dall´estero come titolare di azienda e In Viaggio rappresenta il mio primo progetto da impresario e non solo da chef, quindi ha un doppio valore per me. Qui oltre ad In viaggio con mia moglie Monica e mio cognato Robert gestiamo lo Zur Kaiserkron e stiamo dando vita a 2 nuovi ristoranti che apriranno a Maggio e a Settembre prossimo
Quali sono le figure (non necessariamente chef) dalle quali ha tratto ispirazione durante il suo percorso professionale?
Sicuramente il Buon Marchesi anche se poi ho avuto la fortuna di avere dei mentori sui generis, dei luminari dell´arte dell´ospitalita´, della ristorazione e dell´hotellerie come Erick Steibock o Gert Kopera
In che modo il territorio ha influenza il suo successo?
Quando ci si cala e si diventa tuttuno con l´ambiente circostanze si scrivono nuovi capitoli e nuove storie, si rileggone le tradizioni e se ne inventano di nuove…e´un dare e avere finche tutto prende forma e diventa talmente personale da decontestualizzarsi del tutto da cio´che ci circonda.
Veniamo al rapporto tra cibo e immagine. Sappiamo che anche l’occhio vuole la sua parte.
Quanto reputa importante coordinare i colori e decorare i piatti perché gli stessi possano definirsi perfettamente riusciti?il mio focus è il GUSTO, i miei piatti spesso sono belli solo per me, non mi interessano i piatti cosidetti “fotografici” (non me ne voglia!)mi interessa ‘emozione che può caturire alla prima forchettata dell’ospite!
Le sarà sicuramente capitato di lavorare con un food photographer. Quanto conta la sintonia tra chef e food photographer per comunicare adeguatamente l’immagine di un piatto?
Conta tantissimo e deve esserci dialogo altrimenti la foto non rappresenterà mai appieno ne la filosofia dello chef ne tantomeno quella del fotografo stesso
Ci sono dei piatti in particolare che preferisce vengano fotografati rispetto ad altri?
Si certo anche perché alcuni miei piatti per via della struttura o per via delle ceramiche che utilizzo sono veramente difficili da centrare quindi cerco sempre di fotografare quello che so che può avere un senso compiuto
Prima di salutarla e ringraziarla ancora una volta per la sua disponibilità, ha un consiglio da dare alle nuove generazioni che vogliono intraprendere il tortuoso cammino della cucina?
Questa e´ una domanda che mi fanno spesso in tanti, io dico, siate curiosi ed estroversi, imparate da tutto e da tutti, non sentitevi mai arrivati e soprattutto non cercate di bruciare le tappe, io sono stufo ed annoiato da meteore che fanno dei grandi piatti ed eccezionali ma di fronte ad uno spaghetto al pomodoro cadono come pigne dall’albero!