Cos’è la food photography e perché usarla

Prima di addentrarsi nelle potenzialità della fotografia food mi piace solitamente chiarire quale sia la sua definizione. La food photography è una specifica categoria nella fotografia che rientra nella sezione still life, ovvero quella tecnica fotografica che prevede la disposizione di oggetti inanimati su sfondi artificiali o superfici naturali, al fine di creare giochi di forme e luci armoniche.

Fino a qui tutto sembra chiaro, ma dietro a questa definizione c’è molto altro.

Soprattutto a causa dell’incremento dell’interesse nei confronti del cibo degli ultimi anni, sto assistendo ad un desiderio sempre più forte di ristoratori e chef di raccontare anche la qualità, la tracciabilità e chiaramente il suo aspetto esteriore. Se l’occhio vuole la sua parte, io da professionista mi trovo sempre più spesso di fronte a consumer, chef, ristoratori, pasticceri e aziende di produzione alimentare che richiedono un’interpretazione, quindi non più solo il valore estetico del piatto, ma anche un’interpretazione, ovvero quella ricerca che ogni piatto o alimento rispecchia nel suo viaggio verso il consumatore.

Tuttavia, l’incremento dell’interesse ha significato anche la produzione di una moltitudine di immagini di pietanze, tra dessert e piatti gourmet sui social, sulle riviste e su internet caratterizzate da molta improvvisazione.

Quindi qui è necessaria un’ulteriore precisazione sulla fotografia del cibo: essa infatti non va confusa con la fotografia di prodotto. Rispetto alle foto che vediamo per esempio sugli ecommerce, la food photography mette in atto un’operazione ben diversa, che determina l’essenza del soggetto fotografato, si tratta di comunicazione.

Come fare fotografie food oggi

Il forte interesse da parte di molti sul cibo è oggi una leva importantissima, ma in questo contesto per un’azienda produttrice o per un ristorante, emergere e crearsi un seguito risulta molto complesso in più ora come ora catturare l’attenzione prima con uno scatto suggestivo è una sfida che in questo settore perseguono in tanti. 

Per affrontare questo scoglio apparentemente insormontabile bisogna capire che non si tratta solo di popolare i feed dei propri profili Facebook, Instagram e Pinterest, ma bensì di trasmettere un processo e un concetto di creazione che sta dietro ad ogni alimento. Questo è dunque il mio mestiere: il food photographer, il fotografo del cibo. 

Con questo non intendo dire che sia vietato scattare una foto con uno smatphone e postarla sui social, tutt’altro. Intendo dire che anche in quel contesto è sempre necessario creare un legame con l’ambiente e con il processo di creazione che è alla base del cibo fotografato, affinché quello scatto non sia un qualsiasi scatto di un qualunque piatto di spaghetti, ma che possa diventare il piatto di spaghetti di uno specifico ristorante con determinate caratteristiche. Insomma l’unico piatto di spaghetti possibile realizzato da quello chef o in quel ristorante. 

Da dove si parte per dare vita a tutto questo? Innanzitutto da un’idea o insight, cioè quell’idea che differenzia un prodotto alimentare dagli altri, cioè la base su cui lavorare, fornita dal ristoratore o dall’ideatore di un determinato piatto o prodotto. Poi, da questa idea parte il mio lavoro volto a costruire un’analisi creativa su quelle potenzialità indicatemi dal cliente.

L’obiettivo è individuare elementi per la composizione fotografica che possano contraddistinguere il soggetto; per esempio la sostenibilità, l’innovazione nell’impiattamento, oppure la tradizione. Questo insight sarà il fil rouge degli scatti; ognuno di essi comporrà pezzo dopo pezzo il progetto fotografico.

Il secondo step è l’allestimento del set fotografico, cioè la valutazione della location a disposizione e quindi della luce, naturale e artificiale; anch’essa ovviamente è un elemento fondamentale per la composizione del progetto fotografico, in grado di aiutare a rendere il piatto irresistibile agli occhi ancor prima che al palato.

In questo modo anche piatti poco fotogenici possono ricevere il giusto valore davanti al cliente.

Spesso, in contesti strutturati o più particolari, come per esempio la pasticceria moderna e classica, si ricorre ad un food stylist, ovvero una professionalità esperta nello specifico settore; questa figura ha il compito di definire i parametri sia tecnici che estetici di un soggetto da fotografare.

Quando presente, il food stylist è determinante anche nella fase strategica oltre che nell’impiattamento.

In base alla mia esperienza come fotografo del cibo, se questo lavoro preliminare sussiste per ogni progetto e se l’analisi è coerente e rispecchia i valori dati dall’azienda, il risultato non può che essere ottimo, in quanto essenza reale di quello che il piatto rappresenta.

Perché usare la fotografia professionale per il cibo

Sebbene sia fondamentale capire cosa sia la fotografia food, è ancor più importante capire perché è bene affidarsi ad un professionista in campo alimentare. 

Quindi per quale ragione un’azienda alimentare, un ristoratore o uno chef dovrebbero investire in fotografie food? È molto semplice, una bella fotografia di un piatto vende molto di più e più facilmente di una qualsiasi t-shirt su fondo bianco.

Cosa ce lo dimostra? Quante ore restiamo a guardare un sito di ricette quando i contenuti fotografici si presentano con una qualità molto alta? Diverse, possiamo fare un test! Se invece le foto non hanno il giusto taglio, la corretta luce che mette in risalto le caratteristiche, certamente l’utente skipperà molto velocemente su un altro contenuto.

In base a questo concetto quindi la fotografia del cibo ha il compito di mostrare non solo il prodotto finito nel migliore abito a sua disposizione, ma anche di raccontare e approfondire, sollecitando chi guarda grazie a piccoli dettagli ed elementi, sia il contesto in cui è nato che il modo in cui è stato realizzato, fino al rapporto che si instaura tra il cibo e il consumatore. 

È un gioco da equilibrista spesso pieno di insidie che mi ritrovo a fare quando sono dinanzi ad un nuovo progetto fotografico, ricompensato puntualmente dal risultato, non il mio, ma quello ottenuto dal mio cliente.

Fotografare il cibo, parimenti ad un ritratto pieno di emozioni, rughe e cicatrici di un uomo, può esprimere profondità, drammaticità e pathos, è “solo” necessario lavorare ad un’analisi dettagliata di tutte le sfaccettature del prodotto.

Tuttavia, una volta effettuato lo scatto, il mio lavoro non è ancora finito, tutt’altro. Un’altra competenza necessaria da mettere in campo in studio al fine di ottenere un ottimo risultato è la post produzione, ma questa è un’altra storia e che racconterò presto.

 

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